XVIII Edizione Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2012
Sezione Narrativa:
La Giuria della diciottesima edizione del Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2012, presieduta da Massimo Barile, dopo attento esame delle opere pervenute ha decretato quanto segue:
Sezione Narrativa
- Opera 1^ classificata: “Guimauve” di Paola Farah Giorgi di Genova. L’Autrice vince: Targa Jacques Prévert – Attestato di Merito – Pubblicazione dell’opera con la Casa Editrice Montedit con assegnazione di minimo 50 copie. Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo “Guimauve” di Paola Farah Giorgi rappresenta, narrativamente, una costante vivisezione dell’animo umano fino a penetrarne le zone segrete. Nella corsia numero sette, all’ultimo piano della clinica dermatologica in Sur le Dessus, uno psicoterapeuta incontra i suoi pazienti che presentano strane macchie rossastre sulla pelle. Partendo da questo pretesto narrativo, Paola Farah Giorgi pone sulla scena una galleria di personaggi strabilianti, da amare e da odiare, divertenti ed odiosi, ingenui e perfidi, meravigliosi e indecenti. E’ la “danza lenta o vorticosa di ogni anima”, fra nascita e morte, amore e dolore, come ad osservare terapeuticamente la trama della vita con tutte le sue contraddizioni, incertezze, ossessioni e facezie. Come al languore di un tango tutto si impregna di tristezza così davanti alla bellezza di un’opera d’arte tutto diventa estasi: l’amore per una donna è il tappeto dorato sul quale volano tutti i desideri. Il romanzo è dolce come una guimauve e, al contempo, amaro come l’assenzio. La scrittura di Paola Farah Giorgi è ardente come fiamma infernale, nuda come l’innocenza, cruda come il dolore della vita. Tutto scorre, seguendo la realtà quotidiana, fino a quando, a causa di una ingiusta sospensione, lo psicoterapeuta non potrà recarsi in clinica per qualche giorno e tutti i suoi pazienti, miracolosamente, guariranno: perché non penseranno più, ossessivamente, al loro presunto male. In quel momento, sentiranno di confessare che “il paradiso è in terra”, proprio in quell’ospedale. D’altronde, come scrive Paola Farah Giorgi, “il Bene e il Male hanno un unico volto, il volto di Dio, sani e pazzi, tutti siamo come il volto di Dio”». Massimo Barile
- Opere Segnalate dalla Giuria:
- “Due rose per Rachele” di Elena Bresciani Baldi di Forte dei Marmi (Lu). Questa la motivazione della Giuria: «Nel romanzo “Due rose per Rachele”, Elena Bresciani racconta, con estrema delicatezza, la vita di Rachele, partendo dalla festa in onore dei suoi cent’anni per addentrarsi nelle vicissitudini dell’esistenza come in un diario memoriale che ripercorre tutto il suo lungo cammino. Elena Bresciani riesce ad alimentare la narrazione con la sua capacità di affabulazione e con estrema sensibilità femminile». Massimo Barile
- “Gli dei della storia” di Federico Cabianca di Cornedo Vicentino (Vi). Questa la motivazione della Giuria: «“Gli dei della storia”, voluminosa opera di Federico Cabianca, narra un simbolico viaggio a ritroso dell’Uomo alla ricerca di sé, del “mistero” della sua esistenza. Un uomo si ritrova in una bolla onirica e gli viene offerta una missione da parte di un’entità superiore, il Supremo Ideatore: il suo compito è indagare il mistero dell’Uomo attraverso gli Archè, i doni affidati all’essere umano, in ogni epoca, come segno di fede, che rappresentano i principi fondamentali delle civiltà, fino a scoprire il “principio”. Varcando il portale attraverserà la Storia dell’Uomo, fino a giungere davanti al Supremo che sentenzierà: “L’uomo deve cominciare a cambiare se stesso e la società in cui vive” perché “ha smarrito l’anima”. Federico Cabianca, con maestria, conduce in questo errare alla ricerca dell’Uno: e la sua narrazione è coinvolgente». Massimo Barile
- “La Bellezza” di Davide Capriati di Milano. Questa la motivazione della Giuria: «“La bellezza” di Davide Capriati è un romanzo che alterna recupero memoriale e visione immaginifica, grazie ad uno sguardo originale che permette la trasmutazione. La vita viene raccontata attraverso numerosi riferimenti alla mitologia. La narrazione scende nella profondità dell’animo, fino alla considerazione che racchiude il Tutto: “Il bello è lo splendore del Vero”». Massimo Barile
- “Fu chiaro appena oltre lo Zenit” di Paolo Fiore di Fondi (Lt). Questa la motivazione della Giuria: «Fu chiaro appena oltre lo zenith”, opera di Paolo Fiore, è un romanzo affascinante ed avventuroso che si snoda, in mirabile alternanza, tra il sacro e il profano, sempre facendo appello ad una scrittura limpida ed entusiasmante. Sulla linea di confine v‘è il Tutto: un galeone spagnolo diretto alle Canarie, un frate domenicano e un luogo sacro dei Maya». Massimo Barile»
- “Raccolta di racconti senza titolo” di Martina Marangon di Dueville (Vi). Questa la motivazione della Giuria: «Martina Marangon offre un romanzo ai limiti tra il visionario e l’allucinatorio. In una sequenza che non conosce cadute adrenaliniche, si passa dalla figura di Lady Roxanne all’incontro con un pirata che è una presenza virtuale oltre ad essere un pazzo, “alla scoperta di porti ma senza ciurma”, per passare, poi, ad una prostituta “senza nome” di Common Road, attraverso incursioni nella città dei morti, città del non senso e della verità: un viaggio lisergico con tanto di traghettatore». Massimo Barile
- “L’ascesa del tramonto” di Michele Marin di Vicenza. Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo “L’ascesa del Tramonto”, di Michele Marin, mette in mostra la capacità narrativa e la straordinaria creatività nel plasmare una storia fantastica, avventurosa e magica. La miscela è accattivante: il Cavaliere Nero; poteri, simboli e oggetti straordinari; conflitti di varia natura nell’eterna lotta tra il Bene e il Male». Massimo Barile
- “Separato in casa – storia di un castellaro pintore” di Massimo Maso di Dolo (Ve). Questa la motivazione della Giuria: «“Separato in casa – storia di un castellaro pintore”, di Massimo Maso, è un romanzo esistenziale- sognante che si crea e ricrea, sempre in equilibrio su una storia d’amore che condurrà ad un epilogo imprevedibile, autentico colpo di scena spiazzante. La storia di un uomo che vive nella mediocrità ma, un bel giorno, conosce Valentina, una bella “sventolona rossa”, donna effervescente ed intelligente, che lo aiuterà a ritrovare se stesso. Lui lascerà il suo lavoro, si metterà a dipingere le insegne dei negozi, a disegnare ritratti nel locale del paese, a costruire castelli di sabbia sulla spiaggia, sempre seguendo il suo “angelo redentore”: finalmente sarà “sereno e felice”. Massimo Maso plasma, pagina dopo pagina, un romanzo pervaso da profonda umanità, alla ricerca del significato autentico del vivere, tra filosofiche riflessioni e frammenti esistenziali esilaranti». Massimo Barile
- “The Prana Theory” di Marco Parisi di Mariano Comense. Questa la motivazione della Giuria: «“The Prana Theory” di Marco Parisi è un romanzo apocalittico ma, in definitiva, non così lontano da un futuro prossimo. Un virus letale invade il pianeta ed ogni cura sembra inefficace: le persone colpite muoiono nel giro di pochi giorni. La pandemia conduce a rivolte e guerre: la morte trionfa. Un uomo e una donna sono i protagonisti di un simbolico viaggio verso la salvezza, passando anche da Santiago de Compostela. Marco Parisi delinea perfettamente la sensazione di apocalisse imminente con una scrittura vibrante». Massimo Barile
- “Segnali dal cielo” di Massimiliano Passamonti di Krottendorf – Gaisfeld (Austria). Questa la motivazione della Giuria: «“Segnali dal cielo”, di Massimiliano Passamonti, è un interessante romanzo storico ambientato nel mondo degli Etruschi. Nella città di Tarchna, al commerciante Demarato, viene offerto come schiavo il giovane Luchum, in cambio di un’avvenente danzatrice promessagli da Sostratos. Massimiliano Passamonti racconta, con mano sapiente e conoscenza storica, l’incredibile storia di Luchum con numerosi riferimenti alla vita quotidiana, ai costumi e ai riti etruschi senza dimenticare di inserirvi l’inevitabile alone di mistero, nonché “sacri segni” che designeranno Luchum come “prescelto per qualcosa di più alto” e lo accompagneranno nel cammino fino al compimento del suo destino». Massimo Barile
- “In nome di Dio” di Daniela Salmoiraghi di **Abbiategrasso (Mi). Questa la motivazione della Giuria: «“In nome di Dio”, opera di Daniela Salmoiraghi, rappresenta una miscela narrativa che unisce avventura, azione e mistero. L’avvincente storia ha inizio con l’incredibile ritrovamento da parte di una giovane archeologa che si trova in Egitto e, casualmente, entra in possesso di un papiro contenente notizie sulla famosa lancia di Longino che trafisse Gesù. In un susseguirsi di imprevedibili eventi, che hanno come fulcro narrativo la “lancia sacra”, si alimenta la travolgente narrazione di Daniela Salmoiraghi». Massimo Barile
- “L’ammazzadraghi “ di Claudio Marco Vastano di Marginone – Altopascio (Lu). Questa la motivazione della Giuria: «Claudio Marco Vastano, con il suo libro “L’Ammazzadraghi”, dimostra di possedere una spiccata capacità narrativa senza perdere effervescenza nonostante la voluminosità dell’opera. Dal sapore fantastico ed avventuroso riconduce al genere fantasy ma domina uno stile originale nel raccontare le mirabolanti vicende e nell’incastonare personaggi delineati in modo magistrale come per il cavaliere enigmatico e misterioso, cacciatore di draghi nel Regno di Arboria, che risponde al nome di Sigurd. Decisamente interessante». Massimo Barile
Gli Autori Segnalati dalla Giuria vincono Attestato di merito e 50 copie in omaggio nel caso di pubblicazione in volume dell’opera con la Casa Editrice Montedit
XVIII Edizione Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2012
Sezione Poesia
- Opera 1^ classificata: “Caffè non zuccherati” di Paolo Rodriguez di Rimini. Targa Jacques Prévert – Attestato di Merito – Pubblicazione in un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 100 copie – Attestato. Questa la motivazione della Giuria: «Sono poesie di sapore crepuscolare, in cui l’autore adotta un linguaggio volutamente dimesso per agganciare la quotidianità sul versante della sorpresa, della ricerca e a volte anche della scoperta. Fanno capolino qua e là omaggi e citazioni, in uno stile sobrio punteggiato dall’eleganza delle inversioni, che sorprendono il fiato nella lettura e aprono nuovi scenari alla comprensione. Si disegna così una raccolta che si presenta compatta nella struttura e varia nei temi, e da cui emerge l’immagine di un percorso esistenziale screziato dal dubbio (“si può cader dal vuoto? forse, distratto, da un tombino aperto, finir nel sottosuolo, sottovuoto…), innervato dall’amore (“poi il tempo ha volato /su cose e pensieri / e per questo / se scavo ti trovo / e ancora ti amo”), illuminato dalla consapevolezza del fine, del limite, dell’immensità della vita». Olivia Trioschi
- Opera 2^ classificata: “Insomnia” di Mauro Domenella di Castelfidardo (AN). Vince la pubblicazione in un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 50 copie – Attestato di merito. Questa la motivazione della Giuria: «Insomnia è una raccolta aperta, distesa, con l’andamento sinuoso ma determinato di un fiume che sa dove troverà quiete: ed è in quel “tu” che ricorre nelle liriche, una figura femminile che di volta in volta appare con “viso di dea uscita dal marmo” o mentre “nelle sere di aprile le vesti diventano vento”; misteriosa quando “in te scalpita e s’agita un figlio mio” o immensamente serena come “quiete di navate”. Intorno a questa interlocutrice, muta protagonista, si avvitano immagini di volta in volta levigate o appena sbozzate, nitide o pastose, ma sempre dense, materiche, di una sensualità ampia e avvolgente. È questo, dunque, un cantico d’amore che, senza mettere in rima il cuore, si legge come una storia e si respira come autentica poesia». Olivia Trioschi
- Opera 3^ classificata: “S – fogliami Il canto della natura al vento” di Claudia Nicchio di Vigonza (PD). Vince la pubblicazione in un quaderno di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 50 copie – Attestato di merito. Questa la motivazione della Giuria: «Vento e natura sono l’ascissa e l’ordinata di queste liriche, profumate di boschi, di pioggia e di grano. L’autrice ci accompagna in una terra che appare conosciuta e misteriosa allo stesso tempo, come un orizzonte capovolto in cui radure, boschi, campi aperti e fiumi hanno volti antichi e nuovi, parlano linguaggi misteriosi, si confondono con le anime di chi li osserva, in un costante rimando tra dentro e fuori, tra il chiuso dell’anima e l’immensità della natura. C’è un dolore sottile che trova voce e parola proprio nella sua consonanza con gli elementi del mondo vegetale, trasferendosi dal piano individuale a quello universale: il canto della natura e del vento diventa così una voce che tende all’infinito e che lì trova, in qualche attimo glorioso, la vera cifra di una felicità impossibile». Olivia Trioschi
- Opere Segnalate dalla Giuria:
- “Silloge senza titolo” di Federico Bordin di Riese Pio X (TV). Questa la motivazione della Giuria: «L’autore distende le sue liriche nel diario di un’anima “vagula blandula”, smarrita nel mondo e soave nella percezione. L’autobiografismo della raccolta non ha, tuttavia, solo il senso di raccontare di sé, ma soprattutto quello di condividere, di estendere l’esperienza individuale ai propri simili, richiamandoli all’essenza della vita: l’amore che non ha un nome, il tempo che dona ma non perdona, il dolore che si affaccia anticipando una morte evocata di scorcio e con strazio. Temi complessi ed eterni che si sviluppano attraverso un linguaggio di ascendenza ermetica, fittissimo di analogie a tratti ardue, a tratti di felicissima intuizione. Ne risulta una raccolta che non si presta a una comprensione immediata ma, offrendo più livelli di lettura, rammenta che il mondo, come la poesia, è uno scrigno di simboli». Olivia Trioschi
- “Essere e divenire nel quotidiano ripetersi” di Francesco Capaccioni di Selcilama in San Giustino (PG). Questa la motivazione della Giuria: «Il male di vivere attraversa questa raccolta come una lama fredda, incidendone aspramente i versi, disegnando volute di buio ed evocando lamenti di vento. Il male di vivere è, lo dichiara l’autore, “il quotidiano ripetersi / la ridondante consapevolezza / il fetore delle centrali a biomasse in disuso”: un trittico di evidente ascendenza montaliana che somma la grigia monotonia della routine alla pretesa velleitaria di tutto capire, avvolgendole entrambe in quel “fetore” che ben rappresenta l’opacità malata e decomposta di un mondo in via di decomposizione. Non è una raccolta di facile lettura: per i suoni volutamente aspri e per le immagini dure e crude, che annichiliscono la speranza e mostrano un mondo desolatamente arido, che solo in qualche breve attimo può ricevere tregua dalla contemplazione di una bellezza lontana. È però una raccolta coraggiosa, sia per l’altezza del modello a cui si ispira sia per la lucidità con cui spazza via le illusioni lasciandoci di fronte a un giorno che vale la pena vivere, nonostante ci ponga di fronte lo scandalo della sua “morte quotidiana”». Olivia Trioschi
- “Silloge senza titolo” di Mario Corbetta di Novate Milanese (MI). Questa la motivazione della Giuria: «Le poesie di questa raccolta sono corpose e spesse, concrete come gli oggetti nominati con precisione e incisi di netto sulla superficie dei versi. Ed è senz’altro in questa poetica degli oggetti che l’autore trova la sua voce migliore e più autentica, aliena da sentimentalismi e da moralismi a tutti i costi. In un mondo invaso da molte e probabilmente troppe parole, lasciare che siano gli oggetti nudi e crudi a parlare è una scelta che rivela gusto per la poesia e amore per l’essenza delle cose». Olivia Trioschi
- “Ciò che resta è aria e dell’amore ha solo il nome” di Gioconda Nadia De Stefano di Carbonara Scrivia (AL). Questa la motivazione della Giuria: «Il titolo della silloge rivela il suo tracciato disarmonico come un controcanto, come un’illusione svelata o un sogno interrotto all’alba da una mano che bruscamente ha fatto fuggire le ombre. L’amore vi appare come il moto di un’anima cercatrice, troppo lucida per abbandonarsi a un momento di incanto ma troppo vitale per non sentirne il richiamo, sia pure confuso e incerto quanto può esserlo un’ombra o una parvenza. Così, il complesso sentimento cantato nella raccolta varia dalla desolazione di un sussurro nell’ombra, che “il vuoto come eco infinito / ha riecheggiato”, alla plasticità di “vigorosi amplessi / ricatto dei sensi / che nulla sanno dell’amore”, alla netta violenza di una “Venere [...] nuda e perfetta / nello specchio / dei tuoi occhi / crudele e spietata / se non sarai l’amore”. Ma vi sono anche momenti di notevole intensità, in cui al disfarsi dell’individualità e al confondersi della realtà (“cercami / tra le cose che non hanno nome / nella dimensione / dell’altro mio vivere / [...] tra le parole ombreggianti / e i sentieri insicuri”) corrisponde la rivelazione di una possibilità, la scoperta dell’essere e del volere pienamente “(“mi troverai / integra dell’amore che vuoi”). Nella silloge, l’amore diventa sfida con se stessi e con il mondo, incedere teso e allo stesso tempo inquieto di “un’anima fragile” che non lascia “impronte sull’asfalto” ma sul pavimento ben più sottile dell’emozione». Olivia Trioschi
- “Poesie” di Giovanna Lugari di Casalgrande (RE). Questa la motivazione della Giuria: «Semplicità e pulizia delle immagini sono le caratteristiche di questa silloge, che fotografa istanti di vita con sapienza ingenua, senza temere di usare le parole più semplici per esprimere di volta in volta speranza, attesa, dolore o gioia: l’intera gamma dei sentimenti viene scoperta attraverso oggetti e situazioni di tutti i giorni, intorno ai quali si sviluppa una riflessione che, più che da un atto mentale, nasce da un’istintiva adesione alla verità profonda delle cose e da un’immediata consapevolezza della labilità fuggente dell’esperienza umana». Olivia Trioschi
- “Silloge senza titolo” di Nicola Maggiarra di Itri (LT). Questa la motivazione della Giuria: «In questa raccolta convivono temi e spunti diversi: vi sono infatti liriche pure e poesie di impegno civile, attimi sospesi fuori della storia e incursioni nella recente e dolorosa storia della Shoà, profumi di natura selvatica e luccicare di cavi metallici. Il tutto è tenuto insieme da un linguaggio deciso e in qualche caso potente, che include una scelta lessicale vastissima e una netta preferenza per verbi di moto e di azione. Al di là delle singole liriche, non tutte ugualmente felici, la raccolta si segnala per la compattezza dello stile e per la forza icastica di alcune immagini». Olivia Trioschi
- “Silloge senza titolo” di Loredana Merlin di Bolzano. Questa la motivazione della Giuria: «L’autrice propone una silloge dalla struttura composita, che rinuncia a un centro ordinatore per proporre, invece, una molteplicità di stimoli. Vi sono liriche giocose e ritmate come balli popolari e altre che procedono invece con andamento spezzato e dolente; vi sono analogie che svelano sensi e sovrasensi e momenti in cui il discorso si fa più disteso, al limite della prosa, per indicare alcune strade maestre che l’io lirico traccia per ricordare che alla poesia, così come alla vita, non spetta dare risposte ma fare domande». Olivia Trioschi
- “Silloge senza titolo” di Francesca Vella di Palermo. Questa la motivazione della Giuria: «È una voce pacata dai toni colloquiali e quotidiani, quella di Francesca Vella. Ma è una voce che non fa sconti a nessuno, a partire da se stessa. Sullo sfondo di una Palermo autunnale arroventata dallo scirocco l’autrice dipana il suo dialogo d’amore e d’ombra, fuggendo dagli stereotipi del genere per scavare, invece, nelle viscere dei sensi, dei sentimenti e della vita con un linguaggio modulato e a tratti aspro che evoca, insieme alla dolcezza, la violenza insita in ogni incontro e in ogni addio». Olivia Trioschi
- “Quello che sono capace di dire” di Lauro Zuffolini di Carpi (MO). Questa la motivazione della Giuria: «Disinganno e solitudine affrontati con amarezza e ironia: sono questi i temi dominanti di una raccolta scomoda, esattamente come e quanto può essere scomoda la vita. Perciò il lettore non si deve aspettare slanci lirici o accese analogie; il tono dominante della raccolta è volutamente prosastico e dimesso, come se la volontà di sgombrare il campo dalle illusioni investisse anche le scelte stilistiche e linguistiche. Ed è per questo che la raccolta, benché dura, risuona di verità». Olivia Trioschi
Gli Autori Segnalati dalla Giuria vincono Attestato di merito e 50 copie in omaggio nel caso di pubblicazione in volume dell’opera con la Casa Editrice Montedit
La Cerimonia di Premiazione si terrà a Melegnano (Milano) nel mese di gennaio 2013. I premiati riceveranno comunicazione personale a mezzo posta appena determinata la data.
|